domenica 15 novembre 2009

L'arrivo in Cile: San Pedro de Atacama

Da Lagunas Cejas

L'arrivo in Cile e' per certi versi rassicurante, per altri traumatico. Venendo dalla Bolivia sembra di tornare alla civilta', di colpo! Strade asfaltate, pulmann veloci, ristoranti puliti e con varieta' internazionale di cibo. E' stato molto piacevole sedersi e prendere un menu' che non comprendesse riso, dopo una ventina di giorni di monotonia boliviana. In compenso la modernita' si paga: prezzi molto piu' alti, ritmi molto piu' frenetici, agenzie turistiche molto piu' scafate e quindi meno propense a trattare con i turisti!

Ho deciso che avrei passato 3 giorni a S. Pedro e che avrei cercato di approfittarne il piu' possibile. Nei prossimi giorni vi racconto un po' di belle avventure. Oggi incomincio con le lagune Cejas. Sono delle lagune salatissime, in cui si galleggia con quasi tutto il corpo fuori dall'acqua, come nel mar morto. La nostra guida era un simpatico ragazzo cileno che oltre a raccontarci un sacco di informazioni sul luogo e sull'origine delle lagune (sempre il lago preistorico), ci ha anche offerto un aperitivo al tramonto, davanti all'ultima laguna. Ovviamente mi sono lanciato per fare il bagno, nonostante il discreto freddo.

La sera sono approdato all'unico bar di S. Pedro, l'Export bar. Essendo lunedi' eravamo in pochissimi, e quindi, come spesso mi capita, mi son messo a chiacchierare con la proprietaria. Aveva vissuto in Itala, a Verona, per un certo tempo, ed aveva una grande nostalgia del nostro bel paese. Tra l'altro parlava perfettamente italiano. Per discrezione non le ho chiesto come mai, ma era chiaro che una parte di lei era rimasta li'. Un lavoro, un amore, forse entrambi, ho pensato. Mi sono commosso e un po' amareggiato.

Vista da fuori, con occhi italiani, la nostra bella penisola sembra sempre di piu' una nave alla deriva, sganciata dall'Europa, sganciata dalla modernita', sganciata dai diritti e dalla normalita', sganciata dal futuro, incapace di indignarsi, di ribellarsi o di reagire compostamente ma fermamente, persa. Eppure, chi ci passa poco tempo, chi non ci lavora, chi non si trova a dover sopportare le costanti frustrazioni della vita quotidiana dell'italiano medio, chi la vede da turista, la adora e ne vive solo i lati positivi: il calore e l'affetto della gente, la cucina, la natura meravigliosa, l'arte e la cultura. Quando racconto le storie piu' comuni dell'italia recente, le macchiette della politica, lo strapotere della mafia, il precariato dei giovani, il menefreghismo e ultimamente l'intolleranza per gli stranieri, la gente strabuzza gli occhi, non ci crede.

Commozione, nostalgia e rabbia...

3 commenti:

  1. oltre alla campagna contro la privatizzazione dell'acqua, firma anche l'appello di Saviano sul sito di Repubblica!
    noi sessantenni a volte siamo stufi di manifestare e pensiamo che tocchi a quelli un po' più giovani....
    Comunque a molti indigeni lo psiconano e la corruzione vanno benissimo e ...basta che ci sta o'sole.....: per questo siamo ridotti così
    meditate espatriati...

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  2. concordo con l'intervento del compagno che mi ha preceduto

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  3. se gli anonimi si firmano sono piu' contento!

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